MODICA – Quando si realizza qualcosa, che si tratti di cinema o di fotografia o di qualsiasi altra forma d’espressione, intervengono risorse che non sono direttamente collegate alla sfera dell’intelletto (soma), o a quella delle emozioni (psyche), o a quella spirituale (pneuma). Probabilmente tutte e tre si fondono e confondono, incontrollabili e imprevedibili. E non è neppure dato sapere quanto e come una creatività pura e nuda attinga a letture, incontri, saperi assimilati. Si fa un atto di incoscienza e si codifica una nuova storia.
Incoscienza è la parola più adatta, sotto tutti i punti di interpretazione.
Marisa Scopello oggi mi ha fatto un regalo grande. Arriva nel giorno in cui per la sesta volta compio sette anni.
Marisa, persona di esperienza, visitando la mostra e vivendola dal suo punto di vista, godendo per esempio della proiezione in sala cinema seduta per terra, ha provato il desiderio di decodificare il mio lavoro. E tra le sue parole rimango a bocca aperta, in primis per la qualità della scrittura e del pensiero, ma soprattutto perché mi dà occasione di incontrare una me che sono ma che non ho consapevolezza di essere, troppo impegnata nel mondo dell’incoscienza per esserne cosciente.
Sembrerebbe tutto molto autoreferenziale, se non fosse che il percorso di chi comunica diventa libero percorso personale di chi porta sè stesso dentro le opere. Dunque tra le parole di Marisa c’è il mio lavoro, ma c’è anche Marisa, e ci sono tutti coloro che hanno contribuito e ogni cosa che abbiamo incontrato, assorbito, incorporato nei tre livelli di psicanalitica coscienza, nei tre livelli di umana esperienza.
Grazie, Marisa.
La recensione della mostra AD SIDERA. C’era una Volta Celeste scritta da Marisa Scopello si trova a questo link https://www.lapaginaonline.it/giornale/2021/09/08/11703/